Produrre in Veneto e vendere in Cina: è il tema della Tavola Rotonda “Cina 2030”, organizzata da Venetwork e Rothschild & Co il 5 maggio 2021 e rivolta a un pubblico selezionato di imprenditori, che ha visto la partecipazione di manager ed esperti in grado di fornire insight e testimonianze di prima mano sull’evoluzione del gigante asiatico e sulle opportunità per le imprese italiane. Il seminario, introdotto dal presidente di Venetwork Alberto Baban e moderato da Simone Santi ed Alvise Franzolin di Rothschild & Co, è stato animato dalle relazioni di Claudio Barberis, Responsabile Investimenti della SIM italiana di Rothschild & Co, di Luca Nicodemi, Presidente del collegio sindacale di Internazionale FC e sindaco effettivo di Pirelli come espressione diretta del socio di maggioranza cinese, e di Marco Tagliapietra, past CFO di Haier Europe.
Il “game changer” del XXI secolo
«La Cina non è solo un mercato di riferimento, ma il vero game changer di questo secolo – ha detto Alberto Baban introducendo l’incontro –. È un paese cangiante, l’unico a dotarsi di piani quinquennali con precisi obiettivi da raggiungere, e in questa fase sta costruendo una sorta di processo autarchico: dopo essere diventato leader mondiale delle esportazioni, ora punta a sviluppare il suo mercato interno, riducendo ai minimi termini l’export. Ci si aspetta che nei prossimi anni il suo PIL superi quello degli Usa. Ciò che succede a Pechino ha conseguenze dirette sulle economie occidentali, per questo è importante conoscerlo».
La crescita del (giovane) mercato interno
Claudio Barberis ha tracciato un quadro macroeconomico della Cina dei prossimi anni: «Nel 2020, nonostante la pandemia, il PIL cinese è cresciuto del 2.3% e vale il 16% del prodotto interno lordo mondiale. Dopo 20 anni di investimenti infrastrutturali importanti, la quota di investimenti pesa ancora per il 40% del PIL e i consumi rappresentano meno del 40%, quota che nelle economie più mature pesa per più del 60%. Questa è la chiave dello sviluppo dei prossimi 10 anni: la crescita del mercato interno. La Cina è il mercato più giovane del mondo, con il più alto numero di Millennials ed è formato da consumatori più evoluti di noi dal punto di vista tecnologico: il 52% delle scelte di consumo parte dall’online».
I casi Inter e Pirelli
Con uno scudetto fresco di vittoria, Luca Nicodemi ha raccontato cosa significa lavorare in aziende italiane con soci di maggioranza cinesi: l’Inter e Pirelli. «La competenza per loro è molto importante: prima di iniziare la collaborazione, ho avuto due colloqui tecnici con i referenti cinesi, tutti estremamente preparati – ha spiegato Nicodemi –. Il principio di fondo che guida l’azione dei soci di maggioranza cinesi in aziende italiane è quello di lasciare ampia autonomia al management, con la gestione domestica delegata al management locale, cui viene data ampia fiducia. Quando la situazione richiede un intervento diretto dell’azionista, com’è stato nel caso dell’Inter, questo ruolo attivo viene preso in carico».
L’acquisizione di Candy da parte di Haier
L’integrazione tra una storica azienda familiare italiana, Candy della famiglia Fumagalli, e una multinazionale cinese, Haier, è stata vissuta in prima persona da Marco Tagliapietra, già Group CFO di Candy Hoover e poi di Haier Europe. «Haier è leader mondiale di produzione di elettrodomestici, ma è presente anche in altri settori, dall’immobiliare al fintech – ha raccontato Tagliapietra –. Con oltre 40 miliardi di dollari di fatturato e quotazioni in borsa a Shanghai, Hong Kong e Francoforte, è fortemente managerializzata, è caratterizzata da una cultura aziendale molto peculiare (RenDanHeYi) ed è stata tra le prime società cinesi ad aver sviluppato una strategia multibrand. Dopo l’acquisizione di Candy, ha integrato i processi e non ha sostituito il management locale, ma ha fatto leva su di esso. In ambito M&A c’è un indirizzo del governo centrale, con un forte controllo dei flussi finanziari in uscita dalla Cina».